E infatti arriva a luglio.
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Ciao dalla newsletter che è inciampata ed è caduta nel mese successivo. Nel frattempo c’è stata la presentazione di Che Cosa Senti? al Giardino Sonoro durante Sant’Arte (c’è un’alchimia particolare nei festival in cui dividi con gli altri artisti e le persone che nel festival ci mettono il cuore e le occhiaie gli spazi e le panche su cui mangiare), un Pride in cui la campagna di preordine delle t-shirt con le orche sabotatrici ha fruttato un allegro gruzzolo che è andato a contribuire all’accessibilità del Sardegna Pride (grazie, grazie, lo so che siete anche qui: voglio vedere le vostre foto). È uscito un nuovo numero di Print in cui parlo di umarelli, cantieri e illustrazione, ho lavorato su diversi graphic recording, ho fatto il primo bagno al mare e mi sono ammalata per l’ennesima volta (le due cose non sono correlate).
E visto che non ho ancora parlato per benino di 090. Due bucanieri per un galeone, che ne dite di vederci il 16 luglio alle 18 in via Conte Rosso a Lambrate? Ci trovate pure Chiaralascura! Ci siamo inventate una piccola cosa insieme a Redroom. Parliamo anche di pirateria!
Cosa&Come: Meglio tardi che mai! Un’oretta di chiacchiere sull’illustrazione e saldi estivi con Chiaralascura e Tostoini. Parleremo del libro in uscita di Chiara con Beccogiallo, Queeranta, degli ultimi libri che sono usciti con le mie illustrazioni – Che Cosa Senti e 090 – e di quello che sto scrivendo e uscirà l’anno prossimo (spoiler!), del rapporto tra lavoro di illustrazione editoriali e autoproduzioni, di lamantini, orche, queerness, morbidezza radicale.
E visto che ci ospita Redroom, per l’occasione tutti i prodotti tostoini presenti da Redroom sono scontati del 30% ed è l’ultima occasione per trovarli lì perché poi l’assortimento cambia e ci saranno altrə artistə nuove a prenderne il posto.
Dove: nello spazio tra Redroom e l’AEdicola, visto che si parla di libri illustrazione e del rapporto tra illustrazione, editoria, produzione e design.
Quando: il 16 Luglio alle 18.00.
Ci vediamo lì?
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Leggere con le figure
Aspe’ ma qual è l’altro libro? L’altro libro è Queeranta di Chiaralascura! Esce il 5 luglio per Beccogiallo quindi la cosa migliore da fare è venire a Lambrate a sentirne parlare dalla viva voce di Chiara.
Animali peculiari
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Avevo promesso di tornare sugli animali delle illustrazioni di Che Cosa Senti. Ce ne sono tanti: nelle parole di Daniela Palumbo, immaginari, metaforici, estremamente reali (ciao quaglie). Ce ne sono alcuni a cui ho affidato il lavoro di evocare la Sardegna. Arrampicata in cima a una pietra sonora c’è una donnola sarda, che in barba a qualunque stereotipo isolano è più grande delle sue sorelle continentali. C’è un grifone che plana usando le correnti ascensionali, amatissimo, gigantesco e fondamentale spazzino con due metri e mezzo di ali; la volpe sarda e il cervo sardo che loro sì, non hanno nessun problema a confermare tutti gli stereotipi sull’insularità e sono piccoli e arrivati praticamente a piedi nel Pleistocene sul ponte sardo-corso-toscano. Il che ha dell’ironico, considerato che le popolazioni attuali di cervo sardo appartengono a popolazioni distanti tra loro che non possono incontrarsi a causa dell’assenza di corridoi di collegamento tra le foreste dell’isola (il mio tradizionale rant sul patrimonio boschivo della Sardegna lo facciamo un’altra volta, dopo la tradizionale replica estiva di quello sui balneari).
Un animale che invece non ha problemi ad essere dappertutto in Sardegna è la pecora sarda. La pecora sarda non è morbida, e soprattutto non è pucciosa. Ha la faccia seria di una sibilla che ti sta per rivelare qualcosa di grandioso ma tragico sul tuo destino. È una delle razze più antiche tra quelle allevate, si ritiene che discenda dal muflone selvatico. A un certo punto nel Novecento hanno provato ad ammorbirne il vello e la naturale simpatia con degli incroci con le merinos, ma guarda un po’, non è andata bene. La pecora sarda è aresti nella lana e nello spirito.
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Leggere con le orecchie degli altri
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Il podcast di questo mese l’ha scelto
Valentina Merzi. Se Valentina non fosse una delle persone più gentili con cui ho avuto modo di avere a che fare, avrei già cercato di mangiarla per assorbirne i poteri. Illustratrice instancabile, metà di Studio Foreste, lo studio di illustrazione a mani basse con la vista migliore fuori dalla scrivania (è a Venezia. Venezia-Venezia, sì.), appassionata di creature del mare, gattara, voce narrante dietro
“Negli ultimi giorni mi è capitato di riascoltare un podcast che ho scelto di presentare nel piccolo festival che curo in un paesino del Friuli Venezia Giulia e ho pensato fosse perfetto! Io sono appassionata di Storia contemporanea, quando il lavoro e la vita me lo permettono sono anche una studente universitaria alla quale mancano due esami e una tesi proprio in questo campo e gli ascolti che mi coinvolgono di più hanno spesso radici o incursioni in vicende storiche del ‘900.
Ecco le premesse che mi hanno portata a proporvi Linea bianca, un podcast scritto da Natalie Norma Fella e Alessandro Cattunar e raccontato da Natalie Norma Fella.
Linea Bianca racconta la complessa nascita del confine a Gorizia, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, in un ben riuscito intreccio tra storia, testimonianze d’archivio e sguardo dell’autrice sulle città di Gorizia e Nova Gorica.
Nella storia di questo territorio è difficile riuscire a stabilire nettamente identità, avversari e alleati. Ciò che è netto, invece, è una linea di gesso che nel 1947 taglia in due ciò che prima era mescolato, eterogeneo e coesistente, dividendo una città, una piazza, un cimitero, amori, amicizie, famiglie.
Linea Bianca è la storia di quella linea e di tutte le linee che prima ancora hanno tentato di definire e separare la complessità e la ricchezza di una città e delle persone che l’hanno abitata e che la abitano, ancora.”
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Quanti sacrifici per farmi studiare, signora mia!
Vi vedo, voi che a luglio partite per il mare, e vorreste un libro interessante ma non pesantone, che vi diverta, ma con anche un po’ di ciccia. Ce l’ho. Ha un solo problema: chi l’ha tradotto ha deciso che i lettori italiani non si meritavano un titolo bello come Gods of the Upper Air, e l’ha tradotto come La riscoperta dell’umanità. Coinvolgente come una mappa catastale. Ed è un peccato, perché Gods of the Upper Air di Charles King è una storia appassionante di come abbiamo superato alcune idee cretine che adesso ritirano fuori la loro sozza capoccella, ossia che il nostro genere, nazionalità, provenienza, ci condannino a un destino invece che a un altro. Ma è un saggio? Sì, ma è anche un libro che si tuffa con gioia incredibilmente pettegola nel drama tra i giovani antropologi che hanno cambiato la disciplina. Zabette, ma con sostanza. C’è anche l’audiolibro, per chi preferisce leggere con le orecchie. Però Einaudi, veramente, La riscoperta dell’umanità? Ma voi l’avreste mai detto che Eternal sunshine of a spotless mind era un film abbastanza cardinale da un titolo come Se mi lasci ti cancello?
È tutto, vuoi vedere come mi arriva addosso agosto senza essermene manco accorta?