Le newsletter dei mesi passati sono tutte qui: se ti sei perso un sacco di animalini fantastici è il posto in cui ritrovarli.
La newsletter cronologicamente confusa
dicembre, praticamente gennaio, siam là.
Ciao dalla newsletter che a novembre dell’anno scorso vi salutava con uno specifico augurio per il 2021: che fosse un anno in cui non succedeva niente. Al ché il 2021, anno che scopriamo subito essere assai permalosetto, si è premurato di dimostrare sin dalla prima settimana che NON VI DOVETE RILASSARE MAI. IN TENSIONE DOVETE STARE, CON TUTTA LA CERVICALE ACCROCCHIATA.
In pratica ho disegnato un calendario che è scaduto più velocemente di uno stracchino lasciato fuori dal frigo. Ehhhh buon annoooo!
In queste settimane di quasi-pausa ho pensato spesso al concetto di fare del proprio meglio. Cosa vuol dire ho fatto del mio meglio? Cosa stiamo dicendo esattamente quando qualcosa non va come vorremmo e qualcunə, o noi stessi, chiede se abbiamo fatto del nostro meglio? Se dobbiamo basarci sulla narrazione comune, vuol dire alzarsi alle sei o andare avanti sino a notte fonda, non conoscere sabati né domeniche, lavorare in viaggio, lavorare in ferie, lavorare al mare, lavorare in montagna. Disegnare otto ore, poi rimettersi a disegnare dopo cena sino al momento di dormire, disegnare il sabato, la domenica, al mare in montagna in viaggio. Si fa questo lavoro perché ci piace e ci interessa, ma il fatto che ci interessino anche altre cose vuol dire che non ce lo meritiamo abbastanza? Se oltre a disegnare mi interessa anche leggere libri che non riguardino in qualche modo la sfera allargata del disegnare, guardare film, documentari o una serie e non farne della fan art, stare con la famiglia e gli amici e non ritrarli, andare al mare e nuotare o camminare, cucinare senza disegnare quello che abbiamo cucinato, curare le piante senza tenere un diario disegnato delle nostre piante, giocare coi gatti, insomma: finita la giornata occuparci di altro, non ce lo meritiamo abbastanza? Nessuno di questi è un dovere opprimente: sono tutte cose belle e gratificanti, se sono una gioia e una scelta e non l’obbligo di rendere produttivo anche l’ozio. In un anno del genere, dove mettiamo il limite? Dove inizia l’angoscia per il futuro e comincia il burnout? Ecco, dovendo pensare a come iniziare l’anno, auguro a me e pure a voi di fare del vostro meglio, ma in base alle vostre forze e alle condizioni correnti.
In tema di affrontare un anno che non intende avere pietà per i nostri muscoli cervicali, vi interesserà sapere che il 5 febbraio mi occuperò del graphic recording di Personal Branding Mistressclass. Un venerdì pomeriggio e un sabato mattina di formazione con Giulia Blasi, Mafe De Baggis, Daniela Losini e Marina Pierri. Per questo giro io mi occuperò “solo” del graphic recording, per una ragione precisa. Ho pensato a lungo a cosa sarebbe stato davvero utile alle persone dal punto di vista grafico/visivo in un corso del genere, e ho concluso che mi servisse fare un po’ di osservazione partecipante e raccolta dati, da brava antropologa. E poi in base a quello decidere: ho già delle idee per la prossima volta, ma prima devo capire se l’esperienza me le conferma. Ci si iscrive qui: c’è uno sconto early bird sino a giovedì prossimo e tutti i dettagli sul programma.
Questo mi ha fatto fa realizzare non solo che non ho mai parlato nel dettaglio della parte del mio lavoro che è il graphic recording, ma che sarebbe tempo di cominciare, visto che è una delle cose che ho fatto di più e con più soddisfazione negli ultimi mesi. Dato che buona parte di quello che disegno è per uso interno, mi serviva un esempio del mio stile grafico che non fosse tratto da un lavoro specifico. E quindi cosa poteva rendere meglio l’idea di un ted talk sulle cacche di balena ascoltato all’ora di pranzo? (a proposito di rendere produttivo l’ozio: sempre la questione della scelta) Pensavo fosse giusto partire dalle solite cose che piacciono a me: cose serissime raccontate con stupidera, cose sciocche raccontate con serietà, lì è la mia nicchia. Ci tornerò più approfonditamente, promesso.
Per il resto sono rimasta in ambiente marino e bestiolino: ho disegnato un’ostrica per Ostrica, la nuova newsletter di Veronica Tosetti, e il 26 novembre abbiamo effettivamente fatto la puntata di Galápagos su Decamerette con Francesco, Ludovica e Bordone su A Life On Planet Earth, a parlare di animalini, documentari naturalistici e Sir David Attenborough. La potete pure rivedere, si parla molto di tweed. Prossimamente ne dovremmo fare anche un’altra sui funghi, ma il quando e il come è ancora tutto da capire. Ne riparliamo.
Leggere con le figure
Petra è una montagna. Non abbiamo ragione di dubitare che Petra sia una montagna, che sia sempre stata una montagna, e sarà sempre una montagna, inamovibile, eterna, immutabile. Salvo che poi, quando qualcos’altro entra nell’immagine e il punto di vista non è più solo quello di Petra, ci rendiamo conto che Petra non è una montagna ma un ciottolo, e manco troppo grande, un ciottolo grande come un uovo. Petra di Marianna Coppo è un racconto adorabile e pieno di ironia sull’identità e le circostanze che cambiano intorno a noi in modi che non abbiamo modo di controllare, sul modo in cui vediamo e pensiamo noi stessi, il fatto che può cambiare nel tempo in maniera fluida. Prendere lezioni di flessibilità – ed espressività: cielo, quelle faccette – da un sasso sembra un controsenso, e in questo controsenso sta metà dell’empatia irresistibile di questo libro, alla fine del quale probabilmente vi troverete pronti ad adottare nella vostra vita un sasso, o ad essere sasso voi stessi (sul colorito io mi son già portata avanti). La prima edizione era uscita inglese per Tundra books, ma si trova anche in italiano per Lapis Edizioni.
Animali Peculiari
Ciao sono il nittibio, ma chiamami pure potoo. A volte sono tondo e e a volte sono stretto e sembro un tronco d’albero, a volte ho gli occhi scemi e a volte ho gli occhi matti, siamo così abili del mimetismo che non ci hanno trovati per anni, ma ora che ci hanno trovato siamo diventati ineffabile materiale da meme e guardiamo David Attenborough con disapprovazione.
Leggere con le orecchie
“Ninety-nine percent of who you are is invisible and untouchable.” diceva Buckminster Fuller, un tizio di cui forse ignoravate il nome anche voi pur abitando in un mondo in cui le sue idee sono ubique. È la premessa da cui Roman Mars è partito per 99% Invisible, un podcast sul perché le cose che usiamo e dove viviamo sono come sono. Le risposte non sono mai banali.
Quanti sacrifici per farmi studiare, signora mia!
A un certo punto la smetto di parlare di funghi, promesso, ma quel giorno non è oggi. Il mio fangirlismo di Anna Tsing va avanti dai tempi dell’università e uno dei libri dell’anno sui funghi l’ha scritto proprio lei: The Mushroom at the End of the World: On the Possibility of Life in Capitalist Ruins un libro matto sui matsutake, l’antropocene, ricostruire il mondo pensando come funghi, insieme ai funghi. L’edizione italiana sta arrivando, intanto qui su doppiozero potete iniziare a farvi un’idea.
Ci vediamo a …gennaio? febbraio? Aspe’ mi sono persa, dove siamo? QUANDO siamo?
La newsletter tostoina arriva più o meno una volta al mese ed esiste grazie ai miei patrons su Patreon, che in più ricevono ogni mese una selezione di irresistibili stupidaggini. Vuoi leggere tutte le newsletter precedenti perché questa ti è piaciuta moltissimo? Qui trovi l’archivio. Il modo migliore per leggerla in tutta la sua gloria nella tua casella di posta è iscriversi, e lo puoi fare da qui.