Dopo aver finito di leggere Accessing the Future ho iniziato a rimuginare alcune riflessioni un po’ diverse dalle cose che scrivo di solito qui. Il tipo di riflessioni che tipicamente rumino nella solitudine del mio cervello e poi espongo alle persone che hanno la pazienza di starmi a sentire davanti a delle birrette.
Stavolta ho pensato di chiedere ospitalità alle ragazze di Soft Revolution ed è venuto fuori un post che parla di libri messi all’indice, di differenze nel senso più ampio possibile, di parole usate a casaccio e di fantascienza scritta bene.
Mi piacerebbe ci fosse una parola meno ingombrante di “femminismo intersezionale” per definire con praticità il tipo di ragionamento che ne è venuto fuori: femminismo intersezionale suona incredibilmente pomposo.
Però mi riconosco nel concetto che c’è dietro questa parola pomposa e fintanto che non ne trovo una migliore, userò questa, inciampando nella s e nella z e maledicendo il linguaggio accademico e la sua passione per le parole con un numero inusitato di sillabe.
E questa qui sopra è la mia illustrazione che sta dentro l’antologia.