Quest’estate sono stata quasi un mese vicino al mare e ho visto il mare tre volte, ho fatto quattro giorni di vacanza non consecutivi, e a ben guardare erano due sabati e due domeniche. Sono pallida, è ottobre, le prime zucche su instagram mi mettono a disagio e parlare di vacanze estive con questo freddo ai piedi sembra demenziale. Il motivo di questa estate da compagno Stakanov è che mi sono capitate tutte insieme una cosa molto bella e impegnativa, ossia disegnare le tavole del mondo per la MUBApp di Art Stories e MUBA, il Museo dei Bambini di Milano, una cosa semplicemente impegnativa (cambiare casa) e un paio di cose che grazie universo si faceva anche senza.
Da questa estate ho capito un paio di cose, quando a settembre tutto riprende i suoi ritmi normali e tu lì a chiederti oddio perché sono tutti veloci e prolifici e io sono così lenta? Un blob di lentezza e occhiaie in perenne ritardo sulle scadenze e una lista di cose da fare di nove pagine. Dall’estate del compagno Stakanov mi porto a casa che l’unico modo per controllare l’ansia delle cose da fare è farle, e che quando sei stanco per mettere tutto a posto ci vuole più di tempo del solito.
Ma soprattutto che bisogna fare una cosa per volta. Fare tutto quello che c’è da fare, farlo bene, precisi, ma nei tempi del lavoro. Ogni minuto passato a lavorare in vacanza è tolto al mare, alle birrette con gli amici o anche solo al raccogliere le mandorle dall’albero in giardino. Ecco, quella concentrazione lì vorrei tenermela stretta per tutto l’inverno. Perché magari a Milano non c’è il mare, ma ci sono un sacco di passeggiate al parco, cinema, libri letti e chiacchiere.
Quindi, in definitiva: a cosa servono le pause?
A fare meglio tutto quello che ci sta intorno.
Bellissimo Blog !!!
Grazie @antonio! Avrei da scrivere un sacco di nuove cose ma ancora per l’appunto non sono riuscita a trovare il momento di pausa per farlo!
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