Io voglio un certo bene a Luca de Santis, per varie ragioni. Una è il fatto di saper dosare e mescolare registri linguistici diversi, differenti modalità di comunicare e interessi apparentemente lontanissimi, mettere assieme richiami pop e riferimenti al pensiero teorico, la pratica dell’attivismo, un mix di stupidera e credibilità. Tutte queste cose sono sempre felicemente shakerate assieme.
Leda, Georgia O’Keeffe, Ariston, In Italia sono tutti maschi: tutti i fumetti che ha scritto mi hanno colpito, smosso delle cose, lasciato di che ripensarci a distanza di tempo. Quando Storytel mi ha scritto per sapere se – dopo aver lavorato su Lingua di Mariachiara Montera – mi andasse di disegnare la copertina di GenerAzioni ci è voluto molto poco a dire di sì. Poi leggendo gli script delle puntate – oltre a piangere una quantità di volte significativa e ridere dal naso – ho pensato che l’idea della valigia da cui eravamo partiti era decisamente insufficiente per quello che c’era dentro: più che una valigia è un Tardis molto compatto.
La valigia è l’immagine del filo conduttore autobiografico che attraversa le puntate, e che porta chi ascolta ad attraversare diversi anni della storia queer italiana mescolando la storia quella “grande” col punto di vista personale. Ognuno dei sei episodi è scandito dalle lettere che compongono la sigla Lgbtq+. In mezzo anche lo zampino di quell’eccezionale bomba inesplosa di Antonia Caruso.
GenerAzioni esce oggi, il 1 giugno, data tutt’altro che casuale: giugno segna l’inizio del Pride Month, il mese che a partire dai moti di Stonewall del 28 giugno 1969 è dedicato all’orgoglio di tutte le persone queer. Buon ascolto di questi podcast decisamente bigger on the inside.