La storia del lavoro sulle illustrazioni per il nuovo sito di Apogeo Editore è emblematica del modo in cui l’illustrazione si intreccia alle vicende della mia vita da molto prima che diventasse il mio lavoro. E del fatto che se stai da abbastanza tempo su internet, tutto quello che hai seminato negli anni precedenti riemerge nei modi più disparati. Se disegni abbastanza a lungo, a un certo punto i tuoi primi lavori ti fanno lo stesso effetto delle foto degli anni Novanta dai tagli di capelli improbabili, con quel misto di invidia per quanto eri giovane e di imbarazzo per le proprie scelte estetiche ed espressive. E uno dei primi veri e propri lavori che posso definire tale è stato proprio per Apogeo.
Più o meno dieci anni dopo (interamente passati a convincermi a disegnare i nasi sulla faccia delle persone) mi scrive Federica Dardi per raccontarmi che stanno lavorando al redesign del sito. Così, dopo un incontro nella sede in Via Pasubio e un giro nella sala lettura all’ultimo piano a salutare la bandiera della Comune di Parigi del 1871 (lei, quella, l’originale, comprata da Giangiacomo Feltrinelli in persona) ci siamo messi all’opera.
Come dicevo nel piccolo pezzo che ho scritto per loro sul progetto realizzato insieme, una delle parte più ardue e fondamentali all’inizio di un lavoro è trovare un lessico comune. Ci siamo trovati subito d’accordo sul mondo vegetale come soggetto, perché gli alberi sono un ottimo correlativo oggettivo di come cresce la competenza su un argomento o una professione: impercettibile da un giorno all’altro ma con vaste differenze sul lungo periodo, con improvvisi scatti di crescita e periodi dormienti in cui sembra non stia succedendo niente, ma è solo una grande rincorsa per il momento in cui iniziano a esplodere di foglie.
Da lì a trovare il giusto trattamento grafico è un altro discorso; se io dico albero e tu dici albero ci stiamo dicendo un sacco di cose che diamo per scontate: ci sono dentro gli interlocutori che abbiamo di solito, le nostre esperienze, la nostra formazione, i nostri consumi culturali. Per questo una parte del lavoro è sostanzialmente di traduzione, in cui si cerca una lingua comune. Insomma: sembravamo Louise Banks con gli eptapodi di Arrival, ma entrambi nella parte di Louise Banks e nessuno con la competenza degli eptapodi nella manipolazione dello spazio-tempo.
E proprio come degli eptapodi qualunque, quando siamo arrivati al punto di svolta in cui abbiamo iniziato a capirci, l’intera “lingua” delle illustrazioni per il nuovo sito di Apogeo Editore è fluita in maniera abbastanza agevole. Ho scelto di concerto con Fabio e Federica uno stile molto grafico, che riprendesse i colori della loro palette in maniera immediata e non invasiva, e uno tono di voce delle immagini che trasmettesse il mix di competenza e leggerezza che un po’ la firma di Apogeo.
L’altro aspetto che mi interessava comunicare è il fatto che trovare degli elementi comuni, sintetici e facilmente riconoscibili è utile per capirsi velocemente e in maniera trasversale, ma volevo quanto più possibile evitare gli stereotipi: ho visto user interface designer di ogni genere e provenienza, programmatori di ogni età e formato, e ho cercato di tradurre questo aspetto nelle persone che ho inserito nelle illustrazioni. Non è una questione di inclusività: è un dato di fatto del mondo.
Buon lavoro ai miei vicini di casa Apogeo, trent’anni di libri in ottima forma.