« Pare che gli italiani non possano guardare un posto elevato senza desiderare di metterci qualcosa in cima. »
(Samuel Butler)
Ok, ho mentito. La citazione in realtà dice:
« Pare che gli italiani non possano guardare un posto elevato senza desiderare di metterci qualcosa in cima, e poche volte l’hanno fatto più felicemente che al Sacro Monte di Varese »
(Samuel Butler Alps and Sanctuaries of Piedmont and the Canton Ticino, 1881)
Poco più di un mese fa è uscita Sacro Monte Kids, la guida digitale per bambini sul Sacro Monte di Varese. Ho scritto per Art Stories un lungo e serissimo post sul lavoro per l’app. Questa è la versione di quel post con il 100% in più di stupidera.
Prima di iniziare a lavorare sul Sacro Monte di Varese non conoscevo i Sacri Monti, né tantomeno sapevo che fossero un bene Unesco (ho scoperto poi che la Lombardia è la regione d’Italia con più beni designati Patrimonio materiale e immateriale dell’Umanità). C’è poco da vantarsi della propria ignoranza, ma la Lombardia per certi versi per me è ancora terra incognita: io vengo dalla Sardegna, lì in fatto di chiese siamo specializzati in romanico-gotico-catalano, possibilmente costruito sugli avanzi di un nuraghe.
Visto che non sapevo niente, mi sono messa a studiare. E quando qualcuno mi chiedeva su cosa stessi lavorando, l’ho raccontata come l’avevo capita: praticamente i Sacri Monti sono la versione dell’arco alpino della Barriera contro gli Estranei di Game of Thrones, e come la Barriera sono tirati su col ghiaccio e gli incantesimi (ok, questa parte non è vera). Una sorta di grande muraglia controriformistica sulla linea di confine con altre confessioni (potete facilmente immaginare che questa faccenda non sia stata sempre storicamente indolore).
Abbiamo fatto il primo sopralluogo per l’app con una classe di bambini di Milano, meravigliosamente multietnica e piena di curiosità, e questo mi ha dato il primo spunto di lavoro, che può sembrare ovvio ma non lo è affatto: la narrazione dei luoghi e dei prodotti culturali deve essere quanto più possibile inclusiva. L’etnocentrismo non ha e non può più avere spazio in un prodotto culturale che deve essere in grado di raccontare a tutti, bambini compresi, un luogo, la cultura che l’ha creato, le sue opere d’arte. Non è scontato che tutti i bambini abbiano lo stesso retroterra di ore di catechismo durante l’infanzia coi colletti a frittella, le scarpe di vernice e le calze di filo all’uncinetto che ti trasformavano i piedi in un pluriball istoriato (almeno le calze di filo all’uncinetto per fortuna ce le siamo perse per strada).
Studiando per l’app ho scoperto anche il passato glorioso e il presente tutto da decidere del Grand Hotel Campo dei Fiori, una meraviglia liberty che sembra uscita direttamente da Grand Budapest Hotel. O meglio: è Grand Budapest Hotel che sembra uscito direttamente dal Grand Hotel Campo dei Fiori, compresa la funicolare liberty. Se non vi fidate di me, fidatevi di Atlas Obscura.
Poi c’è stato un bellissimo momento in cui per il design dei personaggi ho dovuto cercare delle foto di reference di monache eremite di clausura del Settecento. Eremite. Clausura. La vedete anche voi l’ironia? Per fortuna ho amici con passioni incredibilmente nerd nei campi più svariati della cultura materiale che in pochi minuti sono riusciti a trovarmi un testo dell’epoca, l’equivalente del catalogo Postalmarket con tutti gli abiti ecclesiastici del periodo, comprese le elusive monache romite ambrosiane.
L’app del Sacro Monte segna anche una piccola vittoria personale: nella mappa e negli sfondi sono riuscita a separarmi dalla linea di contorno in maniera abbastanza soddisfacente e a disegnare un’intera tavola lineless senza arrotolarmi sotto il tavolo. La linea al tratto è la mia comfort zone, ed esserne uscita per fare una passeggiata in montagna non è un brutto risultato.
Trovate Sacro Monte Kids su iTunes Store e Google Play