Quello in corso è il mio ultimo anno di scuola. L’esame finale consisterà – tra le altre cose – nella presentazione di un progetto di libro completo: storyboard, tavole pilota, studio dei personaggi, tutto il cocuzzaro. Al momento di scegliere il testo ho pensato che non mi sarebbe più capitata l’occasione di cimentarmi in un esperimento simile in un contesto più favorevole della scuola e ho deciso di provare a a raccontare una di quelle storie che mi piacciono da lettrice: quelle vere ma piene di aneddoti attraenti, personaggi incredibili, buffezze. Quelle che parlano di faccende così importanti che ci si può solo scherzare su.
All’inizio di questo lavoro sul progetto editoriale abbiamo parlato molto dello sketchbook. Non gli sketchbook pettinatissimi e impeccabili che fanno piangere la gente su Pinterest; lo sketchbook in questione avrebbe dovuto essere un posto in cui finiva dentro tutto quello di cui c’era bisogno per il progetto: gli stimoli visivi, i tentativi a vuoto, la meraviglia, le cozze e gli esperimenti.
Caso ha voluto che in quel momento avessi la possibilità di provare lo ZenPad10 di Asus: è andata a finire che tutto quello che doveva fare lo sketchbook lo sta facendo lo ZenPad, e pure qualcosina di più. Questo non è il primo tablet che entra in casa, ma è il primo ad essere diventato per me un oggetto complementare a così tanta parte del lavoro, è l‘equivalente trasportabile e compatto della proverbiale stanza tutta per sé.
Il testo che ho scelto per il progetto editoriale è My own story di Emmeline Pankhurst, una signora che sospetto non abbia bisogno di presentazioni, specie ora che sta uscendo Suffragette. Sullo ZenPad ci ho letto l’autobiografia di Emmelina nostra, ci ho sottolineato e preso appunti per tutte le questioni che necessitavano di approfondimento, dalla giovinezza di Winston Churchill al merchandising suffragista (al momento uno dei miei passatempi prediletti).
L’ho usato per disegnarci direttamente col lo Z Stylus per studiare i volti e immaginare come avrebbe potuto essere una Emmeline giovane, ci ho disegnato sketch dei personaggi e studiato le foto dell’epoca. Ho sporcato la tricover di grafite, inchiostro e ecoline: non lo tratto come una creatura delicata, è perennemente vicino a dei liquidi (che sia il tè o il bicchiere con l’acqua per gli acquerelli), gatti impiccioni e persone goffe. Lo tratto esattamente come tratterei uno sketchbook. (Mi fido così tanto perché è coperto dalla ZenCare+)
A un certo punto ho capito che poteva essere una buona idea per questo progetto imparare a scrivere – in senso letterale – e ho iniziato a tenerlo sulla scrivania per fare gli esercizi di calligrafia e hand-lettering guardando i tutorial su youtube, a portarlo sul divano per fare pratica con lo stilo mentre guardavamo le serie tv (sì, lo so, c’è scritto Culice nella foto, è uno dei nomi del gatto, faccio pratica disegnando i molteplici nomi del Ragioniere, forse dovevo pensarci prima e scrivere qualcosa di ispirato, non mi giudicate per questo tocco di implacabile realismo).
È di dimensioni assolutamente perfette per leggere e ha il filtro per la luce blu. Per me che leggo a letto è fondamentale, posso spegnere serenamente la luce ed abbioccarmi in ogni momento. Fa esattamente il lavoro che deve fare uno sketchbook, ma in più fa anche tutto il resto: è una stanza tutta per sé. Io e il tablet andremo avanti a lavorare insieme su Emmeline sino a primi di giugno: se volete restare a vedere i lavori in corso come come gli umarelli con le braccia dietro la schiena siete i benvenuti.