Questa storia comincia a gennaio, quando la mia amica Valeria mi segnala una call for illustrations di The Futurefire, piccola casa editrice di base in UK. Valeria è una di quelle persone di cui vai fiero che sia tua amica, come se l’intelligenza, la curiosità, la capacità di guardare il mondo si potessero trasmettere per contagio e speri te ne rimanga attaccato qualcosa addosso. Valeria è anche la curatrice di una delle prossime raccolte di Futurefire sui mostri del Mediterraneo.
Il tema della call è intrigante:
How will people with disabilities change the future world?
What kinds of new spaces (on Earth and in outer space) will there be to explore and live in? Who will have access to these spaces? In what ways will people use these new spaces?
What kinds of technology will people use in the future to make their lives easier?
What does an accessible future look like?
If including technology in your illustration, the focus should be on the human user(s) and not on the technology.
Ci penso un po’ su e mando la mia proposta: Io sono convinta che il futuro “succede” quando non c’è più niente di esotico o affascinante per le persone che lo vivono negli oggetti tecnologici che ai nostri occhi sembrano innovativi e futuribili. Quando queste tecnologie sono parte della loro vita quotidiana allo stesso modo in cui noi ogni giorno utilizziamo un trasponder di Star Trek per mandarci foto di gattini. Per questo ho immaginato un futuro in cui il punto non è How will people with disabilities change the future world, ma in cui la disabilità non è il tratto principale e fondante della tua personalità e l’aspetto che ti definisce di più come persona.
Questa è l’idea che ho portato nella raccolta. Poi sono cominciati i mesi in cui non vedevo l’ora di poter dire a tutti in che cosa figa sono finita in mezzo.
Oggi ho smesso di friggere perché è ufficialmente uscito Accessing the Future, la racconta di narrativa fantascientifica curata da Kathryn Allan e Djibril al-Ayad.
Tra le buone ragioni per comprarlo e leggerlo ce ne sono almeno tre:
1. La copertina è di Robin Kaplan aka The Gorgonist.
Qui dovrei aprire una parentesi sul fatto che lei, Noelle Stevenson e moltre altre autrici stiano portando nei fumetti e nell’illustrazione un approccio nuovo alle nerdaggini – passatemi il termine tecnico – e ai topoi classici della narrativa di genere.
Ma è un discorso su cui torno prossimamente su Soft Revolution.
2. Dentro ci trovate pirati, robot da battaglia, viaggi spaziali e tutte le cose che val la pena di trovare in un libro di racconti di fantascienza. E sono racconti belli, ben scritti, insoliti. Poi quando l’avete letto ci parliamo e confrontiamo i nostri preferiti.
3. Perché da qualche parte là dentro c’è un’illustrazione che mi è piaciuto moltissimo disegnare.
Parlando di cose pratiche: trovate già Accessing the Future di carta e di bit su Amazon, a cui si aggiungeranno a breve Barnes and Noble, Powell’s e tutti i luoghi usuali in cui comprare un libro su internet.
Ovviamente c’è anche la sua brava paginetta su FB, andate e portatele amore. Che bello quando succedono cose di cui andare fieri.