Sabato scorso su Frigopop è uscita una piccola recensione disegnata di Fade degli Yo La Tengo. (oddio, recensione: un paio di riflessioni personali più un disegno sul tema di un disco che mi piace molto. Sono sempre molto in difficoltà nello spiegare in maniera razionale perché mi piace qualcosa fuori del contesto informale di una conversazione, ho sempre il timore di non avere la cassetta degli attrezzi per spiegarmi)
Il disegno racconta una piccola cosa che mi è successa, una cosa così piccola da non essere neanche un aneddoto, ma così azzeccata sotto ogni punto di vista da essere inscindibile per me da quel disco.
Anni di cinema e serie tv ci hanno cambiato la testa: hai dei pensieri, esci a fare una camminata in pausa pranzo nei dintorni del tuo ufficio in una delle prime giornate di sole dell’inverno, ti imbatti in un dinosauro rosso e in quel momento parte “Well you better” degli Yo La Tengo. A quel punto non puoi fare altro che ringraziare silenziosamente lo sceneggiatore delle tue giornate.
Che poi – come ho scritto di là – la giornata delle decisioni difficili non sarebbe arrivata prima di un paio di mesi, ma nella mia testa quelle due giornate sono diventate una sola, perché per un cervello tirato su a pane e narrativa un incontro con un dinosauro era sprecato per una giorno qualunque.
Non importa che ci sia un motivo prosaico per cui il dinosauro sta lì (mi pare ci sia la sede di un’agenzia di comunicazione). Non importa che sarebbe stato lì anche in qualunque altro giorno dell’anno, anche se io non avessi avuto bisogno di un segno portentoso nel cielo come un villico medievale qualunque. Era lì al posto giusto al momento giusto, e quindi era lì per me.
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