La mia prima Bologna Children’s Book Fair comincia con il corriere che mi porta la Canon Eos M con cui potrò giocare nelle prossime settimane (grazie Canon!). Acchiappo la fotocamera e corro a prendere il treno.
La cosa bella delle prime volte da grandi è che da giovane la prima volta che fai una cosa cerchi di dare a bere al mondo che non è la prima, anzi, figurarsi, è una vita che lo faccio, mentre quando sei grande puoi infischiartene e goderti l’entusiasmo del neoconvertito senza pudori. Bologna è l’incubo del completista. Io vorrei fare TUTTO, vedere TUTTO e leggere TUTTO. I primi tre minuti sto lì tipo riccio che guarda i fari della macchina davanti all’ansia della scelta. Poi prendo e vado e fare foto a quel punto non è un vezzo, ma l’unica cosa che si frappone fra me e l’information overload.
Di tutto il mio dettagliato piano di interventi da seguire e cose da vedere non riesco a farne neanche una, ma va bene: negli anni successivi imparerò che è sempre così.
All’ora di pranzo, con gli occhi grandi come piattini dopo aver visto la Mostra degli Illustratori, la mostra di Satoe Tone (l’amore, l’amore vero per la rana Pipo) Lettori di carta, Children’s Story, i disegni dei bambini dal ghetto di Terezin (si piange), Silent Book Contest e Il bosco sul comodino* mi ritrovo con Chiara e Simona e ho il privilegio di farmi portare in giro da loro che la fiera la praticano da un bel po’. Per me sono l’equivalente di Yoda, solo che disegnano molto meglio (io amo moltissimo loro e le loro illustrazioni e dovreste anche voi).
* [inciso sul Il bosco sul comodino e la mostra dedicata a Ugo Fontana, due cose davanti alle quali mi sono sciolta come una tazza di brodo. Avete presente le Fiabe Sonore? Sono in giro dagli anni Sessanta. Per me le Fiabe Sonore sono state a lungo oggetti meravigliosi e pieni di mistero. Avevo ereditato i 45 giri dei miei fratelli, e il rituale di farsi mettere su il disco dalla mamma e aprire il libro è stata probabilmente la droga di passaggio che ha portato al giradischi e agli scaffali affollati di di oggi. Tutt’ora le Fiabe Sonore sono l’unica cosa in grado di farmi dormire quando ho un po’ d’inquietudine. Vi lascio immaginare la mia faccia mentre ero lì e mi sono trovata davanti le tavole originali dall’Archivio Fabbri esposte al pubblico per la prima volta.]
Ho scoperto una fascinazione per l’illustrazione coreana e portoghese. Sono stata lì lì per comprarmi libri in lingue di cui non so niente solo per le figure (poi sono andata sul sicuro per questioni di spazio.)
Delle mostre in città non ho visto niente, solo La Camera dei Bambini e ne sono uscita col desiderio di un ombrellino futurista. Non aver visto Komagata un po’ mi rode, però in compenso son riuscita finalmente scambiare due parole con calma davanti a un caffè con Francesca Sanzo (su #nonditeloaigrandi vi consiglio la lettura del suo post).
Per affrontare Bologna è utile un lungo l’allenamento ai festival, per cui devo dire grazie a tutti le ore passate ai concerti del Primavera Sound, sapevo che un giorno tutto quel mal di schiena mi sarebbe servito. (Grazie anche a mighella, campuz e Casu, salvatori di tartarughe a Bologna)
Le foto qui sotto sono fatte con la Canon Eos M usata a casaccio.
Ma quante belle cosine interessanti in questo post e in queste foto!
PS: non ho resistito e mi sono scaricata l’app delle Fiabe Sonore. La proverò in treno in alternativa alla musica dell’iPod.
Grazie mille Ele!
Devo dire che ci sono un paio di cose che non mi convincono tanto dell’app delle Fiabe Sonore, ossia che non puoi esplorare autonomamente i disegni ma devi lasciar fare all’app, e anzi se tocchi si blocca l’audio e quando riparte riparte da capo. Se si sta usando con un bambino secondo me non è un inconveniente secondario. Invece per me che le uso per addormentarmi non un gran problema :)
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