Ho il sospetto di dovere un piccolo grazie a Carlo Cracco. Io e chiunque altro debba avere a che fare con altri esseri umani. Che fosse loro intenzione o no – hanno risolto per noi il problema dello small talk. Laddove prima avremmo arrancato in conversazioni sul tempo o finito per rivangare vecchie ruggini tra la zia Adelina e nonno Anselmo in seno alla famiglia, ora finalmente possiamo lanciarci con gioioso ecumenismo nel flame sulla cucina.
Niente più silenzi colmi di imbarazzo in ascensore! Niente più faide familiari ventennali per quel famoso pranzo di battesimo del 1973!
Di fronte a noi si staglia la polemica sull’impiattamento ed i popoli in sovrana armonia dibattono sulle sarde in saor, il sale di Mozia e l’acqua di mare per cuocere la pasta.
Se poi il tema è la cucina regionale, potrei piazzare con una certa serenità una scommessa sul fatto che A qualcuno piace Cracco diventerà il canovaccio per il grande dibattito interprandiale del Natale 2013.
Perché se tutti hanno un’opinione sulla cucina, quando si tratta di cucine regionali tutti hanno non solo un’opinione, ma anche una cucina e una ricetta di famiglia.
60 milioni di santi, navigatori ed esperti di cucina regionale.
A qualcuno piace Cracco esce oggi in libreria per Rizzoli.
Quest’anno a Natale Timballo del Gattopardo e Torta delle Quattro Città: voglio proprio vedere se la zia Adelina ha una sua ricetta pure per questi.